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giovedì 17 aprile 2014

Non è un paese per vecchi






 
Prima di insegnare qualcosa a qualcuno bisogna almeno conoscerlo.
Chi si presenta oggi a scuola, al liceo, all’università?- Michel Serres-

Fino a poco tempo fa un insegnante, in classe o in un’alula universitaria, aveva il compito di dispensare il sapere depositato nei libri e il tutto avveniva in un silenzio assoluto. Attualmente, in tutti i luoghi del sapere, dalle scuole elementari all’università, il silenzio è stato sostituito al “chiacchericcio”. Il Sapere Assoluto di un tempo, esigeva che l’alunno piegasse la schiena, in un gesto di sottomissione, analogo a quello dei nostri antenati, curvi davanti al potere assoluto dei re o del divino, silenzio e prostrazione, il collettivo verso una pedana, sia essa quella di un teatro, di un tribunale, di un altare, di una cattedra.

Chi sono i ragazzi che chiacchierano, i bambini che borbottano? Secondo il filosofo Serre la facilità di accesso di sapere che riempie i ragazzi di oggi, li libera dalle catene che li legavano con le schiene ricurve sulle sedie, in quanto, sparso dappertutto il sapere si espande su uno spazio omogeneo, decentrato, libero. Quando i ragazzi usano i cellulari o i computer richiedono al corpo una posizione attiva, domanda e non offerta.

L’era del Sapere Assoluto e dei decisori sembra essere dunque finita!

Ed è perciò necessario cambiare modo di ragionare e di approcciarci al sapere, un sapere che è caratterizzato da rumori e non da silenzio, che richiede invenzione e non ascolto passivo, mescolanza e non distinzione delle conoscenze, caos e non ordine imposto. Pensiamo ad esempio come la distinzione dei singoli saperi/materie diventa un limite per le conoscenze del futuro; dividere i dipartimenti di fisica da quello di scienze umane a oggi non ha più senso, è la mescolanza la materia prima della creatività, quella che dà la possibilità ai giovani di mettere in risalto l’emergere delle nuove competenze….mettiamo insieme dunque la psicologia con l’ingegneria, informatica, economia, et…

La condivisione del sapere rende inoltre simmetrico l’insegnamento, l’ascolto accompagna i discorsi, il capovolgimento della vecchia piramide favorisce una circolazione a doppio senso della conoscenza: il paziente s’informa su internet sui sintomi della sua malattia e il medico apprende molti dei sintomi ad esempio delle pazienti malate di cancro al seno dai blog in rete. Il collettivo, che si nascondeva impaurito sotto il potere dei decisori e dei detentori del sapere, lascia il posto oggi al connettivo, sempre più “realmente” virtuale.

Prima dunque di farci riempire il nostro cervello di saperi da persone che ritengono di possedere il potere decisionale perché hanno a che fare con un “grande pubblico d’imbecilli”, ricordiamoci che noi abbiamo il dovere di ribaltare il mondo della conoscenza, anche se ciò implica l’abilità di muoversi in una valanga di nozioni e di caos.

Diffidiamo dunque di chi vuole semplificare, in futuro crescerà la complessità perché è proprio essa crea libertà e dunque democrazia!

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